COME SI STAMPA UN FRANCOBOLLO

Esistono tre procedimenti fondamentali di stampa dei francobolli e tutti prevedono l'esecuzione di una matrice (il conio originale) da riprodurre tante volte quanti sono gli esemplari che si vogliono stampare, ma diverso è il modo in cui tale matrice viene realizzata.

La calcografia

Il termine calcografia deriva dai greco cha/kòs,’rame’, e graphfa,’scrittura’, e designa un metodo di stampa effettuato per mezzo di lastre (o di cilindri) di rame incise tramite un bulino o con l'ausilio di sostanze chimiche. Il processo inizia con l'incisione della lastra, dopodiché quest'ultima viene ricoperta di inchiostro e passata con una lama oppure con dei teli che rimuovono tutto l'inchiostro tranne quello che è andato ad accumularsi entro le cavità dell'incisione. Sulla lastra viene quindi premuto un foglio di carta inumidita, sopra il quale si fissa l'inchiostro delle cavità incise; e in tal modo sulla carta resta un'impronta corrispondente al disegno voluto. Un'evoluzione della calcografia è la rotocalcografia, in cui l'incisione della matrice di stampa, basata sull'utilizzo del retino, avviene attraverso il sistema fotomeccanico, che permette di trasferire direttamente sulla superficie metallica del cilindro (cosparsa con una speciale sostanza chimica) il disegno da stampare. Il retino è una pellicola fittamente quadrettata che viene interposta tra il negativo fotografico del motivo del francobollo e la superficie metallica del cilindro, ricoperta con una pellicola fotosensibile. Sottoponendo il tutto a un fascio di luce, il disegno viene proiettato sulla pellicola sotto forma di tanti piccolissimi punti (quelli generati dal retino) e vi rimane fissato a costituire la struttura fotomeccanica, i cui tratti risultano più o meno incisi a seconda delle zone. Gli incavi profondi corrispondono alle parti chiare dei disegno, che hanno lasciato filtrare molta luce, per cui i raggi hanno profondamente intaccato la superficie metallica, mentre gli incavi meno profondi corrispondono alle zone più scure del motivo, che hanno fatto da schermo alla luce. Così ogni gradazione di tonalità viene conseguita tramite incisioni più o meno marcate del metallo, coordinate in rapporto alla struttura del retino.

La litografia

Simile alla calcografia, ma meno elegante nei risultati, è la litografia, il cui nome, anch'esso di origine greca, indica una stampa eseguita con la pietra. Alla lastra metallica usata nel metodo calcografico la litografia sostituisce infatti una speciale pietra calcarea, sulla quale i motivi da stampare sono disegnati con particolari inchiostri grassi e resinosi che vengono a formare con la pietra una combinazione chimica in grado di respingere l'acqua e di trattenere l'inchiostro. La matrice così ottenuta viene quindi bagnata, poi viene cosparsa d'inchiostro che, per i motivi detti prima, si ferma solo sulle parti disegnate, e da queste passa alla carta appena essa vi viene premuta contro. Si tratta di un procedimento cosiddetto 'planografico': la pietra litografica usata per la stampa non presenta infatti zone incavate o a rilievo, e anche il francobollo che ne deriva è del tutto piano, senza quelle lievi prominenze superficiali che rendono facilmente identificabili i valori realizzati con la tecnica calcografica. Ormai quasi del tutto abbandonata per la scarsa qualità dei suoi prodotti, la litografia sopravvive solo grazie a una sua derivazione, che tuttavia differisce molto dall'originale: la fotolitografia, meglio conosciuta come 'offset'. È anche questo un metodo planografico, ma la matrice, composta da zone variamente permeabili all'acqua e all'inchiostro, non è una pietra, bensì una lastra (o, più spesso, un cilindro) di zinco, e il disegno che vi viene riportato risulta fissato tramite procedimento fotografico, un pò come succede nella rotocalcografia. Va peraltro rilevato che la stampa non è eseguita direttamente dalla lastra (o dal cilindro), ma trasferendo l'impronta da quest'ultima a un altro cilindro di plastica, che entra in contatto con la carta lasciandovi impressa l'immagine. Le macchine per la stampa in offset sono rotative e stampano sia fogli sia nastri di carta in bobina.

La tipografia

L'ultimo metodo è la tipografia (dal greco typos, stampo, matrice, e graphià, scrittura). In questo caso l'elemento stampante, solitamente metallico, presenta in rilievo il disegno che si desidera stampare, ottenuto eliminando con il bulino o con appositi reagenti chimici le parti in eccesso. Sulla matrice così predisposta viene quindi fatto passare un rullo di gomma imbevuto d'inchiostro e successivamente viene premuto un foglio di carta che assorbe l'inchiostro depositatosi sulle parti in rilievo, dando luogo alla stampa. I francobolli realizzati con questo metodo sono facilmente riconoscibili, in quanto sul retro presentano segni della pressione a cui è stata sottoposta la carta quando è entrata in contatto con la matrice. La tipografia è stata per anni il sistema più diffuso per la produzione dei francobolli di largo consumo; oggi invece è praticamente in disuso, soppiantata dalla rotocalcografia e dall'offset che ai costi altrettanto bassi assommano una miglior qualità di stampa.

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