titolo_mei.jpg (6404 byte)

Storia a puntate di Giuliano Mattei

II°

Hit Counter

Il primo documento scritto chiude la Preistoria ed apre la Storia

Il monaco Gregorio da Catino nell’anno 1091 e nuovamente nell’anno 1099 copiò due documenti che giacevano da quattro secoli nell’archivio del monastero.

Il Primo, scritto nei primi mesi del 705, è una lettera del duca di Spoleto Faroldo II diretta a Papa Giovanni VII con la quale informa il Pontefice della Restaurazione del monastero di Farfa.

Il secondo, datato 30 giugno 705, è la risposta del Papa.

L’anno 705 è la data prima della quale inizia la storia di Farfa, perché nessuno ha mai esposto i numerosissimi "perché?" che i due documenti pongono e quindi mancano le risposte che potrebbero correggerla.

Il monaco Gregorio da Catino copiò, dopo il 1100, il testo più antico della "Constructio" del quale ci è giunto il brano sulla vita del restauratore di Farfa: il monaco (burgundo) Tommaso da Morienna.

san tommaso.jpg (25626 byte)

Questa vita va letta tre volte:

  • Una prima come vicenda narrativa ma con le emergenze che al redattore ed ai contemporanei apparivano raggi di luce, a noi ormai spenti.
  • Una seconda focalizzando solo i significati dei messaggi contenuti nelle emergenze che sono: la qualità degli eventi ed il simbolismo numerico, chiaramente riportati ed evidenziati dal redattore della vita (uomo del’alto medioevo).
  • Una terza come successione cronologica, perché è lungo questa che si colloca la linea divisoria, ora netta ora sfumata, comunque sempre variabile a seconda del criterio adottato, la linea divisoria tra favola e realtà, tra preistoria e storia.

Il presbitero Tommaso, con alcuni discepoli, per ispirazione divina, dalla provincia Maurigina in Gallia (Narboniense) (oggi Moriana, valle dell’Arc.) andò dal pellegrino al sepolcro di Cristo a Gerusalemme.

A Roma pregò sui luoghi santi degli Apostoli; si unirono a lui Martiano (poi vescovo di Fermo) e Martirio – (poi abbate di un monastero basilicale presso S. Pietro) – In Giudea adorarono tutti i luoghi ove visse Gesù, i luoghi della Passione, il legno della Croce ed il Sepolcro.

Martiano e Martirio tornarono in Italia ad alte mete.

 

Tommaso, fermo al Sepolcro dal Signore, per tre anni vi pianse di giorno e di notte, chiedendo il nome del suo porto.

Una notte, al Sepolcro, gli si mostrò la Madre di Dio che disse: "Perché piangi? Il Signore adempirà il tuo desiderio . Torna in Italia, in Sabina, in un luogo chiamato Acuziano; cerca tre altissimi vicini cipressi presso i quali c’è una basilica a me dedicata e che spesso frequento. Lì, a te ed ai tuoi successori mai verrà meno ogni bene. Da lì con il tuo esempio i fratelli migreranno ai regni celesti".

Dandogli un pane bianco grandissimo "Prendi; aggiunse, questo pane e va sicuro, che mai mancherà" Tommaso obbedì.

Sulla via del ritorno per altri tre anni si fermò ad Efeso al sepolcro dell’Evangelista Giovanni.

L’antico redattore precisò che, da quando partì dalla Gallia verso Oriente a quando ritornò, si completarono sette anni.

In Sabina Tommaso non trova il luogo promesso e quando, scoraggiato, prepara il ritorno a Morienna nuovamente gli appare la Madre di Dio che "Va, dice, presso quegli alberi che vedi, lì è la basilica; io sarò con te e con i tuoi ora ed in futuro".

Tommaso volge lo sguardo ed individua, stagliati contro la regione orientale, i tre cipressi . Tra spine e rovi raggiunge con i discepoli la basilica. L’asprezza del luogo impaurisce i discepoli. "Cosa faremo, venerabile padre, quando i viveri finiranno? Il posto è per fiere e ladroni, saremo trucidati".

Faraoldo secondo, duca longobardo, governa il ducato di Spoleto; volendo recarsi a Roma ordina di allestire una carovana con viveri e vino. Nella notte appare al duca la Madre di Dio che gli ordina di dirottare la carovana in Sabina per alcuni monaci pellegrini da poco stabilitisi in una basilica a Lei dedicata. Faroaldo obbedisce.

I carovanieri non riescono a trovare il luogo fino a quando, giunti nelle vicinanze, sanno da alcuni uomini, che lo avevano avuto tramandato dai padri dei padri, che al tempo dei romani nel casale Acuziano, presso tre cipressi esisteva una Basilica bellissima, dedicata a Maria, abitata da monaci e additano le tre cime svettanti dalla foresta senza strada e senza sentieri.

 

Spinti avanti gli animali, con strepiti e clamori vi si dirigono.

I monaci, al crescere della confusione, atterriti si rinchiudono nell’oratorio. I servi scaricano mentre i monaci tremano.

Uno, dal buco della serratura, vede l’armeggiare ed i viveri accumulati; rassicurati escono e conoscono dai servi le ragioni del duca.

Faroaldo ospiterà a Spoleto più volte Tommaso, farà donativi, ufficializzerà la presenza monastica del luogo iniziandone la fama ed il pellegrinaggio.

In un tempo qualunque del governo di Tommaso si colloca il racconto dei tre fratelli fondatori del monastero di S. Vincenzo al Volturno.

Giuntoci con la "costructio" e gravido di dubbi è pur sempre da riportare perché testimone autografo di se stesso.

Paldo, Taso e Tato, tre nobili fratelli beneventani, decidono di vestire l’abito monastico in un monastero della Gallia.

Giunti a Farfa, sono accolti da Tommaso, che li istruisce sulla vita monastica, li fa desistere dalla meta gallica e li convince a fondare un monastero nel loro territorio garantendo tutto il suo aiuto.

Regge il ducato di Benevento Gisulfo. La Madre di Dio appare di notte al duca ingiungendogli di soddisfare ogni richiesta del monaco postulante che l’indomani sarà alla porta del suo palazzo. Al mattino Gisulfo concede a Tommaso l’oratorio, in abbandono, di San Vincenzo al Volturno. Tommaso accompagna i tre fratelli sul luogo, detta istruzioni, nomina Paldo abbate, accomuna la nuova comunità a Farfa.

Questo è il racconto; la verità è tutta da scoprire.

Significazioni qualitative e simboliche

1) Tommaso è un gallo della provincia maurigena.

La qualifica di gallo è sinonimo di monachesimo autentico per l’adesione di quel popolo, da tempo e sincera, e al cattolicesimo ed al monachesimo. La provenienza dalla moriana è garanzia di monachesimo immune da regole monastiche (Colombano, Atanasio, Onorato, Martino) già consolidate in territorio franco ma in luoghi lontani dalla valle dell’Arc e renderà più facile la acquisizione a Farfa della regola di San Benedetto.

2) Compie il pellegrinaggio, per così dire, massimo a Roma e in Giudea; e a quel tempo la Giudea era sotto il dominio arabo da alcuni decenni.

3) La Madre di Dio interviene direttamente per garantire l’esito del ritrovamento e si fa garante e di sopravvivenza e di prosperità.

4) Il "Pane", assimilabile all’Eucaristia, farebbe intendere una supertutela del Salvatore, cui sono inizialmente dedicate le Chiese fondate dai longobardi. Legato alla "vita attiva" sarebbe preludio alla futura introduzione della Regola di San Benedetto (perché non conosciamo la regola degli inizi) nella particolare segnatura del "laborare" .

5) Volgere lo sguardo ad Oriente rientrerebbe nel significato complesso di questa plaga per il cristianesimo delle origini. La presenza terrena del Cristo si è svolta e conclusa in tale regione.

6) Il cipresso ha vita ulta centenaria e quindi assimilabile per l’uomo all’eternità, mentre la forma tondeggiante (il cerchio) dritta con la punta verso il cielo è l’unità che tende alla congiunzione con l’empireo. Tre vicini cipressi, uno e trino.

7) Una benevolenza lomgobarda attiva e sottomessa

8) Il redattore della vita di Tommaso specifica chiaramente che gli anni occorsi alla "preparazione" per la fondazione, dall’inizio alla fine del pellegrinaggio, furono sette. Con questo numero vuole evocare i suoi significati di "valoro superiore e sacro" di "idea del Paradiso" in collegamento alle azioni di Tommaso, oltre l’uguaglianza con i giorni occorsi per la creazione del mondo o forse "inspiegabilmente" anticipando le sette lodi al Signore della regola di San Benedetto che sarà poi adottato a Farfa. Il pensiero deve sempre correre al sette quale "ordine celeste obbediente ai voleri di Dio".

9) Dichiarato o sottinteso, il 3 è il numero che aleggia di sottofondo a tutta la narrazione perché: 3 sono gli interventi diretti della Madre di Dio, 3 sono gli attori iniziali del pellegrinaggio, 3 sono gli anni al sepolcro di Cristo, 3 sono gli anni al sepolcro dell’Evangelista, 3 sono gli alti cipressi.

Il numero 3 evoca il "cielo" e la sua complessa simbologia, evoca il "il tempo sacro" ed ha il valore di "Tappa".

Ogni volta dobbiamo applicare, uno di seguito all’altro, questi significati per ogni triade evidenziata, ricordando che alla chiarezza inequivocabile del numero corrispondente l’ambivalenza del simbolo numerico.

L’intervento di Maria, quindi, è intervento del "cielo", è un lasso di "tempo sacro" per Tommaso con valore di "tappa" al raggiungimento della fondazione di Farfa. Gli anni trascorsi al Sepolcro hanno valore "celeste" e sono "tempi sacri" e tappe di avvicinamento a Farfa.Perché se tre furono i giorni Cristo al Sepolcro, tre sono anche il numero di giorni in cui Cristo innalzerà il suo tempio.

Tre vicini cipressi protesi al "cielo" e fermi nei secoli ad aspettare l’arrivo di Tommaso, "tempo sacro" immobilizzato nella sua specifica immobilità; sono "tappe" e meta.

Il 10 dicembre 716 Tommaso muore. Lascia al successore quasi tre mila ettari di terre ed altro. Gregorio, nell’archivio monastico, relativi a Tommaso, ha trovato e ci ha capito quattro documenti.

Aspettando uno studio serio e qualificato, più valido e sempre la conclusione che, sia pure per meno di franchi guarganghi, Farfa rientra nel numero di quei numerosi monasteri che i longobardi, cattolicizzati e presagenti la prossima fine, fondarono per ogni dove nel loro territorio, quasi voto estremo nella speranza di sopravvivenza.

 

[Homepage]

[ EMMEFFE DESIGN © 2001 ]