QUEL GIOVEDI'...

La prima tappa del percorso per l'identificazione delle radici della Festa del Corpo e del Sangue di Cristo ci conduce indietro nel tempo, alla sera di quel giovedì dell'anno 53 ca., quando dodici uomini mangiarono e bevvero il Corpo e il Sangue di Gesù.
I suoi amici fedeli mangiano insieme e condividono lo stesso cibo, segno di un'amicizia radicata e di una comunione profonda.
E Lui si Consegna: il pane diventa il suo Corpo, il vino il suo Sangue; Egli ha consegnato la sua vita, l'ha offerta, come prezzo di un riscatto ai suoi stessi discepoli, che non riuscivano a capire; essi intendevano ancora la vita come un bene da usufruire solo per sé, come tempo in cui soddisfare la propria ambizione di potere.
Gesù presenta una visione assolutamente opposta: l'esistenza è un dono da dare agli altri. Dall'ultima cena, l'Eucaristia appare come il Sacramento della redenzione; il segno dov'è contenuto l'amore del Signore che serve gli uomini e diventa compagnia al loro cammino.

Dal vangelo di Luca (22, 19-20) - Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: " Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me ". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: " Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi ".
La celebrazione dell'Eucaristia, ebbe subito un posto eminente nella Chiesa primitiva, prima ancora che venissero scritti i Vangeli.

QUESTO E' IL MIO CORPO, QUESTO E' IL MIO SANGUE

Questa identità con il pane e il vino, è operata in forza delle parole e della volontà di Cristo. Gli apostoli hanno inteso questa identità in senso realistico.
Allo spezzare del pane, nella celebrazione dell'Eucaristia, Gesù è riconosciuto non come colui che è morto, ma come colui che è Vivo e ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia se stesso, in segno di amore e come principio di salvezza.

Perché il pane. Nel pane una quantità innumerevole di grani è mescolata insieme. Il pane, simbolo della tormentosa fatica quotidiana degli uomini, ci parla di riunione, di unità, di comunione. Infatti, prima di diventare pane che si mette sulla tavola, i grani sono stati mietuti, schiacciati e messi nel forno. Su questo pane, ricco della vita del mondo, ricco della vita umana, Gesù dice: " Ecco il mio Corpo ... " e ancora " Io sono il vero pane, disceso dal cielo. I vostri padri hanno mangiato la manna del deserto e sono morti; chi mangia Me non morirà in eterno ".

Perché il vino. Già dalle nozze di Cana quando è stato al centro del primo intervento miracoloso di Gesù, il vino inizia ad assumere quell'importanza simbolica che si svilupperà poi nell'ultima cena. Il vino, prodotto spremendo migliaia di grappoli di uva, provenienti a loro volta da moltissime viti, è segno come il pane di unità e di fatica umana.

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

Queste parole significano: come memoriale, cioè come istituzione permanente che non solo fa rivivere il ricordo dell'evento di salvezza, ma lo rende efficace nel presente.
Queste ultime parole, infatti, stabiliscono che il gesto compiuto quella sera da Gesù diventi un'istituzione, cioè un atto che deve essere ripetuto per sempre dagli apostoli e dalla Chiesa.
In tal modo. Gesù istituisce quello che noi chiamiamo " Sacramento dell'Eucaristia ". E in ogni celebrazione dell'Eucaristia, tutto ciò che Gesù ha operato con quel gesto, si realizza di nuovo, interamente.

Terra Falisca
Fiorita

L'istituzione dell'Eucaristia